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L’artrosi è un evento naturale legato al normale invecchiamento, all’usura a cui tutte le articolazioni, progressivamente nel tempo, vanno incontro.
Esistono comunque fattori generali e locali della spalla che possono predisporre all’artrosi.
Tra i primi, i più frequenti sono l’ereditarietà ed alcune alterazioni metaboliche (es: diabete) od ormonali. I fattori locali sono rappresentati da esiti di processi infiammatori, infettivi, artrite reumatoide, eventi traumatici come esiti di frattura o lussazione, necrosi avascolare della testa omerale e dalla rottura della cuffia dei rotatori.
Fattori generali e locali della spalla possono predisporre all’artrosi.
Tra i primi, i più frequenti sono l’ereditarietà ed alcune alterazioni metaboliche (es: diabete) od ormonali.
I fattori locali sono rappresentati invece da esiti di processi infiammatori, infettivi, artrite reumatoide, eventi traumatici come esiti di frattura o lussazione, necrosi avascolare della testa omerale e dalla rottura della cuffia dei rotatori.
Nelle fasi iniziali i sintomi sono sfumati con modesto dolore che si manifesta durante i movimenti della spalla, e non a riposo. Col progredire della malattia il dolore diviene più intenso, notturno ,quasi costante per processi infiammatori cronici e ad esso si associano gonfiore, scrosci articolari, un suono stridente chiamato “crepitio”, conseguente allo sfregamento delle due superfici articolari contrapposte con cartilagine usurata che entrano in contatto l'una con l'altra, atrofia muscolare ,ridotta mobilità della spalla per cui il paziente progressivamente non è più in grado di sollevare, girare o allungare il braccio.
La diagnosi di artrosi della spalla deriva dalla raccolta anamnestica, da un accurato esame clinico, che deve necessariamente essere completato con delle indagini diagnostiche radiologiche quali l’esame radiografico, una TAC ed una Risonanza magnetica.
L’esame radiografico, nelle proiezione standard ed in alcune particolari, permette di identificare e valutare la riduzione dello spazio articolare, sia a livello gleno-omerale sia sub-acromiale definendo i rapporti articolari della spalla con la scapola, la presenza di geodi e osteofiti e determinare la gravità dell’artrosi. Occorre inoltre effettuare un approfondito studio pre-operatorio delle caratteristiche anatomiche dell’omero e della cavità glenoidea che devono essere sostituiti dalle componenti protesiche con una TAC per stabilire in particolare l’orientamento spaziale della cavità glenoidea e la morfologia dell’omero ed una Risonanza Magnetica per una precisa valutazione dello stato dei tendini e muscoli della cuffia dei rotatori. Le indagini radiologiche consentono quindi di pianificare l’intervento, di scegliere il tipo di protesi da impiantare nel paziente, anatomica o inversa, e di determinare la misura e l’esatto posizionamento della componente protesica omerale e glenoidea.
Il trattamento conservativo nei pazienti giovani e nelle forme di grado lieve, cioè quando la cartilagine che riveste l’omero e/o quella della cavità glenoidea non è molto assottigliata e degenerata, consiste in uno o più cicli di fisiochinesiterapia (utili per ridurre il dolore e mantenere l’articolarità della spalla), antinfiammatori e talora in infiltrazioni di cortisonici nell’articolazione, eseguite da ortopedici esperti.
Nei pazienti anziani, affetti da artrosi di grado elevato, con dolore persistente e con ridotta mobilità della spalla è necessario l’intervento chirurgico.
L’intervento chirurgico come per altre articolazioni come l’anca e il ginocchio consiste nell’impianto di una protesi. L’articolazione naturale viene sostituita da una artificiale costituita da una componente omerale ed una glenoidea. Esistono attualmente due tipi di protesi, la protesi anatomica e la protesi inversa.
Dopo l’intervento il paziente dovrà portare un tutore leggero per un periodo di 4-6 settimane durante il quale può eseguire a domicilio una cauta mobilizzazione passiva della spalla ed esercizi attivi del gomito polso e mano più volte al giorno. Rimosso il tutore occorre effettuare un adeguato periodo di riabilitazione. Il protocollo riabilitativo deve essere effettuato in ambiente specializzato, da personale qualificato e con esperienza ed ha lo scopo di alleviare il dolore e recuperare la funzionalità della spalla, in particolare la mobilità e forza, rispettando scrupolosamente i tempi della guarigione dei tessuti, specialmente quelli molli. Infatti il paziente, per recuperare l’articolarità della spalla, eseguirà con l’aiuto di un fisioterapista esperto, cauti e delicati esercizi sotto la soglia del dolore, dapprima passivi e poi attivi. Il periodo di riabilitazione postoperatorio varia da un paziente all'altro e dipende dal tipo di protesi: un recupero completo della mobilità e della forza muscolare di solito si ottiene dopo 4-6 mesi dall’intervento.
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